Palermo, il ritorno

Non ci sono parole per descrivere il turbinio di emozioni che sto provando dal momento in cui sono atterrata a Palermo.

Qui ho passato 5 anni fondamentali della mia vita: gli anni dell’adolescenza ma anche quelli delle crisi esistenziali e della ribellione verso la mia famiglia, tra la malattia di mia madre, la mia ricerca dell’identità e le “scappate” di casa. 

È qui che ho studiato e dove mi sono diplomata. 
È qui che ho fatto la venditrice porta a porta di profumi e i colloqui più disparati, tra cui anche uno per un call center che scoprii essere quello delle line hot, ma era un lavoro anche quello ed io andai via di casa e avevo bisogno di soldi per mantenermi e pagarmi l’affitto. 

A 16 anni, ho lavorato come commessa ad agosto (400 mila lire fu il mio primo stipendio, soldi che diedi a mia madre pensando di dover “contribuire in casa”, lei si commosse e non volle nulla), a 17 anni ho lavorato come insegnante di inglese ai bambini di famiglie benestanti, come animatrice di villaggio e a 18 anni come distributrice del giornale delle pulci e cameriera di ristorante. 
E quando mi diplomai, feci la segretaria, la venditrice, l’interprete.

Un imprenditore mi portó in Africa e al rientro mi chiese di andare a vivere con lui. 
Io in realtà volevo solo un contratto di lavoro e una vera “busta paga”.

E così, a 19 anni decisi di partire per il nord, alla ricerca di un lavoro che mi permettessi di mantenermi e di pagarmi gli studi da sola, senza l’aiuto di nessuno.

Andai via con la rabbia, con la paura, e con una unica valigia samsonite e gli ultimi soldi rimasti. 
Avevo solo una persona che conoscevo al nord ma dovevo farcela per scrivere un nuovo capitolo della mia vita.

E così, torno qui, per la prima volta dopo 20 anni.
Ho fatto pace con questo luogo che mi sembra ancor più bello di come me lo ricordavo, 
ho fatto pace con la paura, 
e mi sono ricongiunta con quella ragazza straordinaria e coraggiosa di 19 anni 💙 

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